È stato pubblicata di recente un’interessante analisi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari (DISTAL) di Bologna sul comportamento alimentare degli italiani durante il periodo di lockdown legato al Covid-19.
La sintesi del sondaggio – realizzati su un campione di persone selezionate è rappresentative – è degli elaborati, è la certificazione scientifica di un fenomeno che in ogni caso si avvertiva anche in maniera empirica: l’accentuazione o la modificazione di alcune tendenze che nel recente passato si stavano progressivamente consolidando.
Una tendenza, peraltro fondamentale, che e rimasta invariata è il progressivo innalzamento dell’acquisto di generi alimentari, visto che il 57,6% del campione intervistato ha dichiarato di avere aquistato in quei mesi più generi alimentari.
Altri trend consolidati sono stati la riduzione della frequenza con cui viene fatta la spesa (- 64,1%) e l’acquisto di quantità di cibo per ogni spesa effettuata (+ 70,1%).
In ultimo, sempre con riferimento ai comportamenti di acquisto, va poi aggiunta la riduzione del tempo utilizzato per la spesa, che si è ridotto per il 65,2% degli intervistati.
Di altro segno sono tutti gli indicatori legati alla preparazione dei pasti, che vanno – e non poteva essere diverso – a rovesciare la tendenza , consolidatasi in maniera progressiva negli anni , delle modalità del consumo alimentare.
Difatti, il 65,2% degli intervistati ha dichiarato di mangiare a casa più spesso e il 58,6% di cucinare più frequentemente.
In realtà, vista l’impossibilità di accedere a bar e ristoranti, il fenomeno avrebbe potuto avere dimensioni più rilevanti. Non ci sono dati al riguardo, ma sarebbe interessante sapere quanti di quelli che hanno dichiarato di non avere cucinato di più o mangiato a casa di più, hanno utilizzato l “home delivery”.
La mia impressione è che le tendenze degli ultimi anni – come l’aumento del consumo fuori casa e come l’uso di piatti già preparati e ortofrutta pronta al consumo in casa – abbiano subito certo un rallentamento, ma limitato e momentaneo.
In ultimo, l’ultima rilevazione statistica è quella riferita allo spreco alimentare. Il 51,6% ha dichiarato di avere sprecato durante il lockdown meno di quanto facesse prima: forse, una occasione per riflettere non utilizzata.
Giovanni Vassallo – Presidente Società Gestione Mercato